Un’estate a Porretta di Andrea Piazza

Forse non tutte le strade portano a Porretta Terme. Però le mie lo fanno spesso. Come quella volta che, tornando dalle vacanze in Garfagnana, mi lasciai guidare dall’auto, scegliendo la strada a casaccio. Alla fine mi ritrovai a Porretta che, per tornare a casa mia, non è proprio sulla strada. Ho scoperto che funziona così: le prime volte che vai a Porretta Terme sei tu che scegli. Poi, dopo un po’, è questa cittadina col suo fascino, la sua sobrietà montanara, la sua musica… che ti attira come il canto delle sirene.

Anche questa estate è andata così. Mi ero messo in testa di affrontare la Via Francesca della Sambuca: 100 km di percorso. 5 giorni di cammino, da Bologna a Pistoia, con lo zaino in spalla. A Porretta non sarei nemmeno dovuto passare però, nel tratto dopo Riola, ho preso una deviazione che, per l’ennesima volta, mi ha portato qui in riva al Reno.

Mettere tutto insieme (esperienze, luoghi, persone incontrate…) sarebbe difficile. Allora ho pensato di raccontare questa “estate porrettana” andando per punti.

IN CAMMINO SULLA VIA FRANCESCA: A SOUL JOURNEY

Forse non tutti sanno che… esiste anche una Via Francesca della Sambuca. E’ una diramazione, verso Pistoia, della Francigena.
E così, lungo il percorso, può capitare di sentirti dire: “Occhio! se cerchi la Via degli Dei vai dalla parte sbagliata!” e tu, cercando di restare calmo, rispondi “Noooo, io sono sulla Via Francesca”. Oppure “Fai la Via della Lana e della Seta in direzione Prato?” e tu, dopo un respiro profondo, “Nooooo! io vado a Pistoia!”. Insomma, la vita del pellegrino non è sempre facile.

Per il mio “pellegrinaggio” ho scelto un taglio “laico”. Ho lasciato da parte il racconto dei luoghi sacri e mi sono dedicato al profano. Grazie al supporto di Radio Frequenza Appennino ho provato a raccontare, in un podcast artigianale, i luoghi, gli eventi e le persone che si incontrano su questo meraviglioso territorio. E tra questi, ovviamente, non poteva mancare il Porretta Soul.

Per il mio racconto mi sono ispirato alle parole di Guccini, uno che Via Francesca ci vive. E così il mio pellegrinaggio è diventato un “Cammino Epafànico”, una sorta di rivelazione di questo ricchissimo territorio. Le puntate del Podcast sono disponibili sul sito della Radio.

PORRETTA CAPITALE DELLA STREET ART

Che questa fosse la “capitale del Soul” lo sapevamo da tempo. Ora, grazie ai suoi murales, si candida a diventare una capitale della Street Art. Io sono convinto che Porretta abbia dato tanto al Soul e che il Festival, a sua volta, abbia dato tantissimo a questa piccola città. Oggi, grazie a questi murales, quel “sogno di mezza estate” che è il Porretta Soul sta rinnovando il volto di questo paese di montagna. La Storia del Soul Festival ci insegna a “sognare ad occhi aperti”. E allora io voglio sognare itinerari che portino qui turisti a scoprire, oltre alle bellezze naturalistiche di queste montagne, anche l’arte che colora le vie di Porretta. Non solo nei giorni del Festival ma durante tutto l’anno.

MAURIZIO CIONI: IL FINE DEL VIAGGIARE È IL VIAGGIARE, NON L’ARRIVARE

Ho camminato sulla Via Francesca dal 3 al 7 luglio. Però sono passato da queste parti anche prima (per i sopralluoghi) e pure dopo (forse per nostalgia). Domenica 27 Giugno ho incontrato Maurizio Cioni per la prima volta. Ero venuto a preparare alcune interviste per il mio Podcast. Quel giorno venivano presentati i nuovi murales. Quando ho saputo che uno era dedicato ai Blues Brothers non ho resistito: dovevo fotografarlo. E anche quella è stata una “rivelazione”. Ho scoperto la bellissima via Falcone che, prima di allora, non avevo mai percorso.

Arrivo nei pressi del murale vedo l’artista al lavoro. Penso: “Bene! Così posso fotografarlo mentre è all’opera”. Poi guardo il disegno e lo vedo ancora molto incompleto. Dico a Cioni: “Senti io devo passare di qua la settimana prossima. Ce la fai a finirlo per il 5 luglio? No, perché vorrei fotografarlo completo”. E lui mi risponde: “Tranquillo! Per le 11:00 di stamattina lo finisco”. Era domenica 27 giugno.

La settimana dopo, mentre ero in cammino sulla Via Francesca, sono tornato, come avevo promesso. Il murale non era ancora finito e, per proteggersi dal sole, l’artista si era accampato con un tendone. Sono tornato di nuovo a fine luglio. Quella volta, col disegno ancora da completare, ho incontrato Cioni, davanti alla sua opera, all’1.30 di notte. Ed è stato lì che ho capito: ormai quello che contava non era vedere il dipinto finito ma l’artista al lavoro. Un po’ come diceva Tiziano Terzani: il fine del viaggiare è il viaggiare stesso e non l’arrivare.

GRAZIANO ULIANI: PASSIONE, DETERMINAZIONE E… UN PIZZICO DI FOLLIA

E’ un pazzo! Lo sappiamo tutti. D’altra parte ci vuole solamente un “pazzo sognatore” per mettere in piedi quello che, in questi 34 anni, ha realizzato lui a Porretta. E la cosa più affascinante è che si tratta di una persona come tante. Uliani, in fin dei conti, era un “signor nessuno” che, ad un certo punto della sua vita, si è messo in testa di rompere le scatole ai miti del Soul. Gli è andata bene che non esisteva ancora la legge sullo Stalking. Alla fine, però è riuscito a realizzare un sogno nel quale, in un modo o nell’altro, ci ha coinvolti tutti.

Quando mi hanno dato il suo numero per intervistarlo non ci potevo credere. Lo avevo sempre visto da lontano: io sui gradini del Parco Rufus Thomas e lui sul palco. Mi sembrava impossibile (solo in seguito mi sono reso conto che, tra il palco e i gradini dell’arena, non c’è nessuna distanza, nessuna barriera).
Ma avrei dovuto immaginarlo quando mi dissero: “Uliani è talmente appassionato al suo Porretta Soul che si farebbe intervistare anche dal giornalino delle elementari”. Ma forse proprio questa “passione”, come si evince dal fil documentario del Festival, è il segreto di tutto.

A SOUL JOURNEY: UN VIAGGIO PER L’ANIMA, UN SOGNO DI TUTTI

Durante la mia estate “porrettano-centrica” ho visto, per la prima volta, il film “A Soul Journey”. E’ stato molto istruttivo ed interessante. Mi ha fatto davvero riflettere. Quando vieni a Porretta nei giorni del Soul hai proprio la sensazione di “vivere in un sogno”. Anzi, ti sembra di essere tu stesso a contribuire a realizzare quel sogno. Forse sarà la separazione inesistente tra il pubblico e il palco. O piuttosto la strana sensazione di acquistare un CD dalle mani del cantante che, pochi minuti prima, si stava esibendo sul palco. In quei giorni ti può capitare di incontrare, per strada, al ristorante, in gelateria… gli artisti del Festival. E’ un senso di coinvolgimento, di fusione tra pubblico e musicisti, che non si prova in altre manifestazioni musicali. Lo raccontano bene, nel film, gli artisti del Festival: il Soul non parla alle orecchie o alla mente ma si rivolge al cuore, esso va direttamente alle emozioni di chi lo ascolta.

Allora ho pensato al mio caso. Io non sono un esperto di musica. Non sono un collezionista di dischi della STAX. Non ho fatto il Conservatorio e, ad essere sinceri, non ho mai imparato a suonare, nemmeno la chitarra. Eppure, il Porretta Soul riesce sempre a coinvolgermi, ad emozionarmi. Ma è normale che sia così.

Forse non tutti abbiamo un Diploma al Conservatorio, però tutti abbiamo un cuore e un’anima: ed è a quelle si rivolge il Soul.

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